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Depressione: il trattamento psicoanalitico
a cura di Rosa Spagnolo 
(https://www.spiweb.it/come-curiamo/depressione-il-trattamento-psicoanalitico/)

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Ti hanno diagnosticato una depressione, ti hanno prescritto degli antidepressivi ed inviato a casa con un controllo quindicinale. Ora ti senti intrappolato nella diagnosi che ti è stata fornita e senti di essere incurabile.

Chiedere aiuto è stato il primo e più importante passo per avviare un percorso di cura.

Quale percorso?


Se la depressione ti obbliga a restringere il campo degli interessi, ti allontana dalle persone che ami e, soprattutto, ti rende infelice per ogni scelta compiuta, in altre parole se un qualsiasi evento, ripetutamente, ti getta nello sconforto impedendoti di continuare a vivere come hai sempre fatto o come avresti voluto, forse è arrivato il momento di capire cosa alimenta la depressione, cosa dentro di te le permette di ripresentarsi puntuale ogni mattino corrodendo relazioni e spingendoti a pensare che niente valga la pena di essere vissuto. Consultare uno Psicoanalista aiuta a non sentirsi soli in questo lungo viaggio attraverso la cura, a scegliere la modalità di trattamento più adatta e a conoscere quanto sta accadendo per non sentirsene sopraffatti. Aiuta soprattutto a passare dal non senso della depressione come malattia al senso della depressione come esperienza vissuta di una persona che ha la sua storia, la sua fisionomia, il suo radicamento nel mondo.

 

Lo Psicoanalista ti aiuta a:

  • Dare un senso alla tua storia

  • Prendere coscienza di quei funzionamenti inconsapevoli che creano le condizioni interne per l’instaurarsi del malessere depressivo

  • Esplorare lo stile di vita / lavoro / socialità

  • Segnalare l’opportunità di includere/escludere cause mediche

  • Integrare il trattamento farmacologico

  • Valutare l’opportunità di un trattamento psicoanalitico

  • Esaminare le possibili fasi del trattamento


Fasi del trattamento
 

Nessuno si ammala di depressione allo stesso modo, ognuno ha una sua modalità di reazione alla malattia: le cause scatenanti interne ed esterne possono essere a volte molto significative (traumi, lutti, separazioni, perdite), altre volte invece sono così ben celate da non essere immediatamente percepibili.
Il trattamento psicoanalitico rende il paziente soggetto attivo della propria cura attraverso l’interazione diretta con il proprio terapeuta: il coinvolgimento di entrambi nella comprensione della malattia attraverso l’esplorazione delle radici intrapsichiche, familiari ed ambientali della stessa serve da motore per riavviare un processo vitale che, in maniera del tutto inconsapevole, da qualche parte un giorno si è interrotto.
In sintesi la terapia psicoanalitica, tramite il lavoro sulla radice della depressione, cioè su quella singola e personale storia che il paziente porta in seduta, indaga i legami ed il radicamento della malattia nella vita del paziente. In tal modo lo psicoanalista aiuta a comprendere la depressione e, soprattutto, cosa innesca lo stato depressivo e contribuisce al suo mantenimento e quindi quali trasformazioni devono essere affrontate per ottenere un cambiamento stabile nel tempo.
A solo titolo semplificativo si possono considerare alcune fasi del trattamento psicoanalitico.

 

Fase iniziale del trattamento
 

Il paziente fornisce al terapeuta il materiale (racconti, sogni, narrazione di eventi) attraverso cui lo informa sul suo stato affettivo ed emozionale ed egli (il terapeuta) attraverso gli strumenti della tecnica analitica lo aiuta a sciogliere i nodi aggrovigliati dell’isolamento, del dolore, della fatica di vivere, dell’insonnia e di ciò che man mano emerge di seduta in seduta.

In questa prima fase vengono esplorate alcune caratteristiche della depressione che servono a:

  1. aiutare il paziente a comprendere che ci vuole tempo per trovare il giusto ritmo ed il giusto adattamento al trattamento. Qualche esempio: potrebbero essere necessari più colloqui per decidere il numero di sedute con cui iniziare; potrebbe essere necessaria una prima fase di psicoterapia di sostegno ad una sola seduta settimanale (ad esempio in fase acuta o nell’immediato post-ricovero), per passare in seguito ad un percorso psicoanalitico più intenso che meglio si adatta alle esigenza di cura; potrebbe, inoltre essere necessario un iniziale contenimento farmacologico da dismettere successivamente o al contrario, questo potrebbe essere aggiunto in corso di terapia. In altre parole entrambi, psicoanalista e paziente , si aprono al cambiamento attraverso la flessibilità del trattamento.

  2. Comprendere, insieme, che anche un trattamento farmacologico, prescritto dal proprio neurologo o psichiatra, può beneficiare dell’integrazione con un trattamento psicoterapico. Il farmaco allevia i sintomi della depressione, ma è giusto sapere che la sua efficacia aumenta affiancandogli un buon trattamento psicoterapico.

  3. Quando qualcuno sta molto male vorrebbe risolvere subito il suo malessere. Tutti intorno a lui gli danno consigli e in genere lo spingono a reagire e a rimboccarsi le maniche. La peculiarità dell’intervento psicoanalitico consiste nell’offrire uno spazio di ascolto e di sospensione del giudizio nel quale si solleva il paziente dall’idea che uscire dalla depressione sia solo una questione di buona volontà. Contemporaneamente si comincia a osservare insieme al paziente il suo senso di isolamento, quello che gli succede con le persone, come vede se stesso in relazione agli altri, se ci sono modalità fallimentari che si ripetono nelle sue relazioni come seguendo un copione. Questo delicato lavoro di collegamento fra esperienze apparentemente difformi e di ricerca di un senso profondo in genere aiuta la ripresa del contatto con gli altri e l’uscita dall’isolamento.
     

Il trattamento richiede tempo e impegno. Spesso la lentezza dell’evoluzione, i piccoli cambiamenti non avvertiti dagli altri, ma sperimentati solo in seduta, potrebbero creare confusione o frustrazione. Parlarne chiaramente con il proprio terapeuta aiuta ad esplorare i sentimenti di disperazione e di impotenza che accompagnano la guarigione e che a volte si manifestano con lunghe regressioni in cui sembra che nulla cambi.
 

Fase intermedia
 

E’ la fase più lunga in cui si alternano momenti di progressione, a momenti di regressione a periodi in cui sembra tutto fermo e che nulla cambi.
E’ in questa fase, che non si può predire in termini temporali, che l’intervento psicoanalitico dispiega la sua efficacia ed in cui il paziente prende dimestichezza con gli strumenti analitici .
Attraverso la relazione con il terapeuta, costruita durante la prima fase, si avvia il processo analitico cioè si dispiega la possibilità che all’interno di un setting condiviso avvengano delle trasformazioni condivise. Il rapporto di fiducia, già avviato e che continuerà ad essere alimentato per tutto l’arco dell’intervento, è essenziale nel trattamento della depressione per sentirsi adeguatamente sostenuti, ed insieme alla comprensione empatica, all’ascolto non giudicante, agli interventi (interpretativi, ricostruttivi, esplicativi, chiarificatori o di sostegno ) non intrusivi, permetteranno gradualmente al paziente di entrare in contatto con una modalità di trattamento nuova al fine di promuovere una modalità di rapportarsi a se stesso ed alla malattia in maniera differente. In questa fase il paziente e l’analista si confrontano con la malattia, con le sue radici storiche e con le modalità attuali attraverso cui si manifesta. Affronteranno la variabilità ed il susseguirsi dei sintomi nelle diverse forme con cui vestono la relazione analitica(diventata a questo punto specchio e riflesso delle relazioni private e sociali, attuali e storiche) e soprattutto acquisiranno maggiore consapevolezza di come ( e quanto) gli affetti in campo prendano vita e si animano solo dopo essere stati sciolti dal groviglio inconscio in cui inconsapevolmente erano stati relegati dalle proprie storie di vita.

 

Fase conclusiva

Quanto a lungo durerà la terapia? Freud avrebbe risposto: dipende dal passo del viaggiatore.
Ogni storia di vita è differente da un’altra. Mentre la malattia depressiva può manifestarsi sempre con gli stessi sintomi, la persona che ne è portatrice è differente da un’altra e porta una storia diversa. Quando le trasformazioni apportate dall’intervento terapeutico saranno evidenti ad entrambi, lo psicoanalista ed il paziente insieme decideranno come e quando lasciarsi. Cioè concorderanno la fine del trattamento.
Il paziente è guarito?
Senz’altro la vasta gamma di sintomi legata al quadro depressivo si sarà ridotta, senz’altro la modalità con cui si affronta la malattia sarà cambiata e senz’altro il paziente avrà acquisito un nuovo bagaglio carico di strumenti per far fronte alle future avversioni che potrebbero minare il suo stato di salute.
In poche parole, a fine trattamento, il paziente giunto inizialmente in terapia come soggetto passivo in preda ad uno stato depressivo che gli impediva di vivere, passato attraverso una lunga fase di esplorazione delle modalità di manifestarsi della sua malattia e avendo sperimentato le trasformazioni messe in atto per superare la malattia, sarà più consapevole delle sue modalità di funzionamento affettivo/relazionale e potrà agire attivamente su queste per controllare al meglio il corso della sua vita.

 

 

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